Quando la mamma torna a lavorare: come conciliare famiglia e lavoro ?

Conciliare famiglia e lavoro è per la maggioranza delle madri un'utopia o una cosa certamente non facile, questo disagio diventa più evidente quando la madre ritorna al lavoro dopo la fine del congedo per maternità .

In Italia il congedo per maternità dura 5 mesi ( da 2 a +3 mesi oppure da -1 a +4 mesi, dal parto). Tuttavia conosco molte madri che sono lavoratrici autonome o a tempo determinato che tornano al lavoro molto tempo prima prima sopratutto per fattori economici e anche perchè queste lavoratrici sono meno tutelate dalla legge. (per i permessi connessi alla maternità cliccate qui)

Inoltre gli orari di lavoro sembrano fatti apposta per impedire ad alcuni genitori di conciliare il loro lavoro con l'orario scolare o con l'attenzione ai figli.

Il sistema educativo quello che ha continuato a sviluppare offerte per coprire le necessità organizzative dei genitori : asili nido, asili, le scuole mattutine, i doposcuola nei centro studi, le ludoteche, le attività extra-scolari, i corsi o campi gioco d'estate...
Il problema è che gran parte le risorse sono limitate e nella maggioranza dei casi vediamo che si viene a creare la situazione del pesce che si morde la coda. 
Bisogna lavorare di più per coprire sempre più spese, per pagare le persone o la  struttura a cui affidare i bambini mentre si lavora più, e in questo modo aumentano le spese... È una spirale che porta a molti genitori a perdersi letteralmente l'infanzia dei suoi figli.

In questo ci sono evidentemente molte situazioni differenti: c'è gente con più margine di manovra, perchè più ricca, e altri con praticamente non hanno nessun margine di manovra, perchè non possono pagare abbastanza.

In Europa la situazione non è omogenea, perchè con sistemi di tassazione simili abbiamo offerte di assistenza pubblica ai genitori molto diverse, ad esempio ci sono paesi che offrono congedi materni retribuiti, fino a 3 anni di età del bambino, oppure la  possibilità di rendere compatibile la maternità con un attività lavorativa da casa o part time.

Comunque, praticamente, la maggioranza delle madri nel nostro paese deve pensare prima dei 4 mesi a due cose principali: come adattare l'alimentazione quando si riprende a lavorare e a chi affidare il bambino.

Come adattare l'alimentazione del bebè per quando si riprende a lavorare: 
La ripresa del lavoro è un'altra  situazione che gioca contro l'allattamento materno. Infatti le raccomandazioni sull'allattamento al seno indicano che ideale è mantenere il seno come alimentazione unica fino ai 6 mesi di età del bebè. La fine del congedo materno ai 4 mesi lascia alle madri due opzioni:o iniziare il divezzamento,inserendo  latte di vacca (adattato o di proseguimento) e/o pappine varie, col rischio, per altro minimo, di comparsa di allergie ed intolleranze alimentari, oppure tirarsi il latte affinché il bambino lo prenda in sua assenza. Questa seconda opzione ha molti inconvenienti. Non tutte le madri possono ottenere il latte sufficiente, è doloroso, e non tutte possono organizzare un sistema di conservazione  sicuro del latte che sono riuscite a raccogliere.

Per quando riguarda il problema su a chi o a quale struttura affidare il bambino, conviene pianificarlo col maggiore anticipo possibile:
- Non potete passare da dare il seno a richiesta un giorno ad assentarsi 8 ore durante la mattina il giorno successivo, senza che ciò interferisca con  l'allattamento. Se lo fate posso assicurarvi che il primo giorno,  il vostro seno sarà molto teso e gonfio,  perchè viene prodotto latte che non viene succhiato, il vostro organismo però lo interpreterà come un eccesso di latte ed inizierà a produrne sempre meno, con rischio di mastite. La soluzione è farlo in forma graduale partendo alcune settimane prima , o, se non si può usufruire, per qualche valido motivo, dell'ora di allattamento prevista dalla legge, si possono portare contenitori e sistemi per raccogliere il latte sul posto di lavoro se è possibile ed è consentito.

A chi lasciare il bambino nelle ore in cui la mamma lavora?
Bisogna trovare l'opzione di affidamento più adeguata. Salvo la possibilità di ricorrere ai benedetti nonni, tutte le altre opzioni, (babysitter e asili nido),  sono precedute da un processo di scelta che può risultare molto opprimente se, malauguratamente,  non si trova niente che ispiri fiducia e si va avvicinando la data di ripresa del lavoro.
- Inoltre dal punto di vista dell'accudimento, si deve dire, che neanche potete passare dall'essere il riferimento costante di un bebè a lasciarlo per tutto l'orario di lavoro con una persona diversa da voi da un giorno all'altro. Tanto il bebè, quanto la nonna o la persona o la struttura a cui lo si affiderà, hanno bisogno di un periodo di adattamento alla nuova situazione.
Pertanto pianificate con calma ed incominciate ad adattare la vostra routine giornaliera all'opzione scelta (nonni, babysitter, asilo nido) in forma graduale con almeno 2 settimane, meglio un mese, prima della data di ritorno al lavoro. 
So che c'è gente che dopo aver letto questo post, specialmente i difensori dell'educazione naturale,che diranno che tutto questo è assurdo, un non sense, e che l'unica opzione ragionevole è che la madre dia la priorità al benessere di suo figlio rispetto al lavoro,  e che lo Stato è colpevole perchè ha la capacità, ma non volontà per rendere la cosa possibile.

Tutto questo perchè vogliono che ci sia un contatto costante della madre con suo figlio durante i primi 3 anni di vita dal bambino, con la motivazione che l'affettività del bambino che viene dato in affidamento, seppur temporaneo ad altri, ne soffre perchè gli altri non sono la madre. 
Ma anche se questa cosa sia desiderabile, con la situazione attuale essa non è possibile per la stragrande maggioranza delle madri, che hanno la necessità e il diritto di mantenere il posto di lavoro, e.con la legislazione e la situazione economica che abbiamo, in pratica, restare con il bimbo fino ai tre anni, per molte madri significherebbe perdere il posto di lavoro, in alcuni casi quasi in modo irreversibile. 
Spero che nel nostro paese ci si adopererà per approvare leggi per migliorare la "possibilità di conciliare le esigenze di lavoro dei genitori e i doveri affettivi verso la famiglia", e penso che ciò sarà possibile in un prossimo futuro con un aumento degli asili nido o la creazione di norme che favoriscono il lavoro da casa o part time, ma non ci si può aspettare  che venga approvata in Italia una legge che preveda un congedo per maternità che duri fino ai 3 anni di vita del bambino. 
Ci vorrebbe un cambio di mentalità e un cambio delle priorità. I politici la devono smettere di pensare che il progresso di un paese passi solo attraverso la realizzazione di mega-progetti infrastrutturali, ma dovrebbero concentrarsi maggiormente sui problemi reali della gente, e la conciliazione tra esigenze di lavoro e della famiglia è uno di essi. Intanto vediamo se è possibile far aumentare il numero degli asili nido, almeno questo è un obiettivo reale.
Per la legislazione riguardante i permessi che la madre può prendere per assistere il proprio bambino, potete leggere questo altro post del mio Blog:



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